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ECONOMIA E LEGGE: UN RAPPORTO CONSAPEVOLE

"La conoscenza delle leggi risulta, oggi, decisiva anche per la redditività aziendale."

E' con questo presupposto che l'Avv. Fabio Messi, nel maggio del 2010, ha introdotto la propria intervista, pubblicata nel dossier allegato al quotidiano "Il Giornale", il cui contenuto, che potrete leggere di seguito, risulta, ancora oggi, attuale e di notevole interesse sopratutto per le grandi e piccole imprese che si trovano, tutti i giorni, a dover fare i conti con la crescente complessità della realtà economica. 

L'Avv. Messi sostiene quindi la necessità di costruire sinergicamente un rapporto costante tra legale e impresa. 

E' fondamentale far sì che l'impresa si impegni a conoscere e approfondire le leggi e gli orientamenti giurisprudenziali che regolano un determinato settore di azione. Si tratta di un dettame indotto dalla sempre più crescente complessità della realtà economica.

A sostenerlo fermamente è l'avvocato Fabio Messi, a capo di una delle law firm più affermate del maceratese, lo studio IURE MRR. "In risposta agli stimoli dell'ambiente economico-sociale odierno, l'impresa è necessariamente e istituzionalmente inserita nell'ambito della comunità in cui opera che potrà essere locale, nazionale o internazionale" – afferma Messi-. La natura del fall out che su di essa ricade è quindi multiforme. Accanto ad un più generale fall out economico e socio-politico, si riscontra dunque uno specifico fall out giuridico.

 Quali azioni deve intraprendere a questo punto l'impresa?
"Nei processi decisionali interni all'azienda devono entrare i cosiddetti fattori giuridici a livello, diciamo, fisiologico, in contrapposizione all'aspetto patologico che si riscontra ovviamente all'insorgere del contenzioso che costituisce tutt'oggi, nella maggior parte dei casi, l'approccio classico dell'imprenditore all'avvocato. Ma questa "filtrazione" giuridica è resa ardua dall'inflazione legislativa".

 Troppe leggi confondono?
"Le tante, tantissime, troppe leggi, per giunta non sono mai accompagnate da una chiarezza redazionale, tale da consentire ragionevoli margini di prevedibilità circa il risultato dell'applicazione della norma. Per di più la stessa tecnica di legiferazione si presenta oggi diversa dal passato. La regola di condotta, infatti, trae origine da una formazione basata sull'enunciazione di principi generali piuttosto che sull'enunciazione di analitiche fattispecie di divieto. Tutto questo introduce incertezza nel contesto dell'attività aziendale".

 Quanto incide, economicamente, l'introduzione di una più alta attenzione giuridica?
"La conoscenza delle leggi risulta decisiva anche per la redditività dell'azienda. Evitare i problemi, o quantomeno individuarli e discuterli, è molto più conveniente che provare a risolverli quando si sono oramai manifestati. E ciò per una molteplicità di ragioni. In primo luogo perché non tutti i problemi, una volta manifestatisi, sono risolvibili. In secondo luogo perché, nell'ambito giuridico, la soluzione del problema non è più sotto la sfera di controllo dell'imprenditore, bensì di un terzo, il giudice, che per quanto possa essere preparato, corretto ed equilibrato, non conosce certamente il contesto dell'azienda in cui il problema si è creato. E quindi la sua decisione, pur essendo corretta formalmente, potrebbe risultare comunque ingiusta per l'azienda. Per non parlare dei tempi della giustizia, che non combaciano certamente con quelli dettati dall'attività imprenditoriale".

 Dunque la strada da percorre è stragiudiziale?
"Non intendo affermare che l'impresa deve tenersi fuori dal contenzioso e dai Tribunali ad ogni costo ma che deve dotarsi di un procedimento decisionale che tenga conto degli aspetti giuridici. L'imprenditore deve essere reso consapevole delle decisioni che prende".

 In questo il rapporto tra imprenditore e avvocato è strategico. Come si deve impostare?
"L'avvocato deve diventare una figura fissa della struttura decisionale. Il giurista deve essere investito, nei limiti del ragionevole, della veste di partner insostituibile nel contesto di quella pluralità di competenze dalla cui sintesi deriva la decisione aziendale, così detta assistenza alla governance.

 Dunque un legame sempre più presente.
"Il giurista d'impresa è chiamato, in fase predecisionale, ad indicare soluzioni alternative qualora gli obiettivi proposti comportino l'identificazione di comportamenti presumibilmente contrari a determinati principi giuridici. L'avvocato non potrà sottrarsi alla continuità d'assistenza, alle sollecitazioni interdisciplinari e alla necessità di incoraggiare la prevenzione rispetto a interventi successivi, ancora di più oggi con l'entrata in vigore del Dlgs n. 28/2010 in materia di mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali. Anche per questo quella contemporanea è l'era degli specialisti, dei giuristi economici, dei legali che hanno finalmente imparato a leggere un bilancio e a manovrare le leve dell'ingegneria societaria, di quelli, per di più, che siedono nei consigli di amministrazione, conoscono le pubbliche relazioni e l'arte di negoziare con le imprese e con gli attori che si relazionano ad esse".

Tra questi attori vi sono, oltre alla Pa, anche le banche, i sindacati, le assicurazioni, i fornitori, i dipendenti e i vari collaboratori. Come fare per gestire questa molteplicità di rapporti pur mantenendo una linea decisionale?
"Basti riflettere che tutti questi rapporti si basano su norme, siano esse di origine legislativa o di origine contrattuale. La gestione di tutti questi rapporti comporta per l'impresa, innanzitutto, la necessità di dotarsi di un sistema che la metta in condizione di conoscere le regole che disciplinano i settori di competenza e poi, successivamente, di dotarsi di strumenti idonei ad adattare le regole e le norme alle concrete esigenze aziendali".

 Soprattutto quali problemi emergono?
"Il più evidente è il contenzioso, la trattazione di rapporti controversi. Dunque recupero crediti, contestazioni merci, inadempimenti contrattuali dal lato attivo o passivo. Ma questi sono problemi che l'imprenditore identifica con facilità. Più complessi sono quelli legati all'ambito assicurativo, bancario, tributario o societario. E' in questi casi che serve il cambio di mentalità cui accennavo prima nel rapporto tra imprenditore e avvocato. Estremamente articolato è anche tutto ciò che riguarda il diritto del lavoro, la proprietà industriale, l'ecologia e la tutela dell'ambiente, la legislazione in materia finanziaria, di fallimento e delle altre procedure concorsuali".

 La contrattualistica, invece, meriterebbe un discorso a parte.
"Rappresenta un punto di sintesi, l'incontro delle varie esigenze che si compongono nel quadro di una decisione aziendale ad hoc. Non dimentichiamoci la compenetrazione tra disciplina civilistica del bilancio delle società e relativa legislazione tributaria, con la ragioneria, le tecniche aziendali e i principi contabili adottati in sede di auditing".

Ma concretamente, come debbono confluire tutte queste problematiche all'attenzione del giurista?
"Nelle grandi imprese che hanno all'interno un giurista, è tutto più semplice. Esso vive quotidianamente la vita dell'impresa, conosce le persone, i problemi e gli obiettivi, la forza e la debolezza. Il giurista interno, dialogando con le varie parti della struttura, può effettuare quella sintesi tra problema aziendale e dimensione giuridica che lo mette nella condizione di porgere all'avvocato esterno un quesito definibile, in termini metodologici, finito o semi finito".

 Mentre per le piccole imprese?
"In questo caso l'opera di sintesi è più problematica, ma ormai necessaria. Gli ostacoli possono persino nascere a causa di una mancanza di feeling, vuoi per una diversa esperienza, preparazione e sensibilità, non solo tra avvocato e imprenditore o tra manager e operativo, ma anche tra i vari componenti dell'impresa stessa. Senza affiatamento difficilmente si riesce a lavorare bene. Comunque oggi anche le piccole e medie imprese, per essere competitive sul mercato, debbono avvalersi di servizi professionali qualificati ed integrati. Ciò presuppone l'attuazione di un lavoro d'equipe. In un tale contesto non esiste colui che domanda e colui che risponde. Tutti i partecipanti devono contribuire spontaneamente in un'armonia metodologica motivata dal perseguimento dei fini che l'impresa si propone. La consulenza integrata fa sì che l'avvocato lavori, fianco a fianco, con gli specialisti dei diversi settori, con l'economista, il tecnico, il ragioniere o l'esperto finanziario, predisponendo una possibilità di scelta ampia e creativa che, se opportunatamente proposta e discussa, potrà innescare un processo virtuoso di decisioni sagge e vincenti".

UNA LAW FIRM MULTIFORME
E' sull'integrazione delle competenze che punta la struttura creata a Macerata dagli Avvocati Messi e Ricotta .
 

E' una realtà variegata quella concepita e concretizzata dagli avvocati dello Studio Iure MRR.  "Abbiamo scelto di creare  una struttura operante in tutti i rami del diritto" – spiega l'avvocato Fabio Messi - "garantendo tre aspetti chiave del moderno rapporto con gli assistiti". Aspetti che si riferiscono alla competenza, al rapporto diretto, senza filtri, con il cliente, e ad una sempre più rapida velocità di risposta.

L'integrazione delle competenze è la vera chiave di lettura risolutiva per i contenziosi, ma non solo. E' anche, infatti, nello stragiudiziale, che si determina il futuro di buona parte dell'operato legale. Inoltre "il servizio di consulenza preventiva, che si sposa soprattutto con le esigenze contemporanee di aziende ed enti pubblici,  è molto importante. Mira a prevenire l'insorgere di controversie, limitando al massimo le problematiche".